Centralità ambientale, futuro sostenibile, cinture verdi e blu sono, a nostro avviso, pacchetti vuoti se non si chiarisce senza eufemismi da dove si vuole partire e dove si vuole arrivare. In altri termini è prioritario l’ecosistema lagunare o il sistema economico territoriale? Il primo è un malato in fase acuta, il secondo sopravviverà comunque stante i flussi inesauribili di turismo e denaro d’ogni qualità. Nulla è stato detto sulla fragilità della laguna, sull’incompatibilità del MoSE con la portualità né sul transito delle grandi navi nel bacino. Tutto proseguirà in un tiramolla tra Competenze diverse, spesso in conflittualità tra loro.
D’accordo con la definitiva destinazione polindustriale di Portomarghera, ma nulla è stato detto su come potrà arrivare il settore terziario e quaternario senza bonifiche delle aree dismesse.
Viene stabilito che il futuro della Città Metropolitana sarà nel Quadrante di Tessera, premiando senza alcun onere perequativo la speculazione immobiliare già denunciata nella precedente stesura del PAT (circa 2.000.000 di nuova cubatura variegata). Tuttavia il ventre di Venere rimane Venezia insulare, per cui ad essa occorrerà congiungersi per remunerare gli investimenti di tutta la zona Nord della gronda. Ed ecco che esce fuori dal cilindro un cordone ombelicale dedicato ad accogliere nel centro storico le ondate incontrollabili di pellegrini che transiteranno o sosteranno a Tessera City. Potrà essere uno tsumani e solo allora ci si accorgerà che di turismo si può anche affogare. Il cordone ombelicale consiste di una seconda porta di accesso a Venezia, con prolungamento al Lido. Bon ton ha voluto che l’Assessore Micelli non parlasse chiaramente di megatubi subacquei e demandasse ai tecnici il compito di trovare le soluzioni più adatte. Ammesso e concesso che Venezia non possa continuare ad esser penetrata dalla mobilità attraverso i soli terminali di Piazzale Roma e Santa Lucia, si pone il problema di individuare altri punti d’accesso e disciplinare i flussi turistici mediante apposite linee foranee di circumnavigazione. L’idea sembra così ovvia, economica ed integrata all’ambiente da non richiedere nemmeno supporti. Ma non è così. Il Piano impostato su un arco temporale di venti/trent’anni pur contemplando delle invarianti che si prefiggono di tutelare territorio, non mette (almeno nell’enunciato) alcun paletto alla fantasia e agli interessi dei progettisti, per cui il rischio di trovarci la città e le isole irreversibilmente snaturate è incombente.
E veniamo al Lido per domandarci in che misura esso abbia beneficiato della riconversione al verde di 25 ettari di territorio? Nel’isola, circa 200.000 mq di aree comprese tra spiaggia e sistema dunale verranno urbanizzate (oltre ai 65.000 mq del ex Ospedale), 500.000 mq di mare diventeremmo porto, un forte asburgico diventerà villaggio vacanza e altre aree destinate a parco stanno per esser cementificate. PAT dove sei? Batti un colpo! Ti va bene un Commissario Governativo che doveva costruire il nuovo Palazzo del Cinema e ha venduto mezzo Lido per fare solo un buco che rende, fra l’altro, impossibile il proseguimento dell’attività congressistica? Il Palazzo del Cinema e dei Congressi non sta chiuso 50 settimane all’anno, come dice l’Assessore, ha lavorato e prodotto indotto in continuità malgrado fosse cinturato da cantieri. E’ una delle poche fonti di prosperità esistenti, molto appetita dai nuovi avventori e quindi a rischio. E veniamo alle infrastrutture: Una dozzina di kilometri di rettilinei condivisi tra autoarticolati, bus, ciclisti e buche. Rete fognaria in affanno. Sanità insufficiente e in dismissione. Quali saranno gli interventi mirati o sostegno dell’esistente e della nuova urbanizzazione ? Speriamo che nel dettaglio il PAT lo dica.
D’accordo con la definitiva destinazione polindustriale di Portomarghera, ma nulla è stato detto su come potrà arrivare il settore terziario e quaternario senza bonifiche delle aree dismesse.
Viene stabilito che il futuro della Città Metropolitana sarà nel Quadrante di Tessera, premiando senza alcun onere perequativo la speculazione immobiliare già denunciata nella precedente stesura del PAT (circa 2.000.000 di nuova cubatura variegata). Tuttavia il ventre di Venere rimane Venezia insulare, per cui ad essa occorrerà congiungersi per remunerare gli investimenti di tutta la zona Nord della gronda. Ed ecco che esce fuori dal cilindro un cordone ombelicale dedicato ad accogliere nel centro storico le ondate incontrollabili di pellegrini che transiteranno o sosteranno a Tessera City. Potrà essere uno tsumani e solo allora ci si accorgerà che di turismo si può anche affogare. Il cordone ombelicale consiste di una seconda porta di accesso a Venezia, con prolungamento al Lido. Bon ton ha voluto che l’Assessore Micelli non parlasse chiaramente di megatubi subacquei e demandasse ai tecnici il compito di trovare le soluzioni più adatte. Ammesso e concesso che Venezia non possa continuare ad esser penetrata dalla mobilità attraverso i soli terminali di Piazzale Roma e Santa Lucia, si pone il problema di individuare altri punti d’accesso e disciplinare i flussi turistici mediante apposite linee foranee di circumnavigazione. L’idea sembra così ovvia, economica ed integrata all’ambiente da non richiedere nemmeno supporti. Ma non è così. Il Piano impostato su un arco temporale di venti/trent’anni pur contemplando delle invarianti che si prefiggono di tutelare territorio, non mette (almeno nell’enunciato) alcun paletto alla fantasia e agli interessi dei progettisti, per cui il rischio di trovarci la città e le isole irreversibilmente snaturate è incombente.
E veniamo al Lido per domandarci in che misura esso abbia beneficiato della riconversione al verde di 25 ettari di territorio? Nel’isola, circa 200.000 mq di aree comprese tra spiaggia e sistema dunale verranno urbanizzate (oltre ai 65.000 mq del ex Ospedale), 500.000 mq di mare diventeremmo porto, un forte asburgico diventerà villaggio vacanza e altre aree destinate a parco stanno per esser cementificate. PAT dove sei? Batti un colpo! Ti va bene un Commissario Governativo che doveva costruire il nuovo Palazzo del Cinema e ha venduto mezzo Lido per fare solo un buco che rende, fra l’altro, impossibile il proseguimento dell’attività congressistica? Il Palazzo del Cinema e dei Congressi non sta chiuso 50 settimane all’anno, come dice l’Assessore, ha lavorato e prodotto indotto in continuità malgrado fosse cinturato da cantieri. E’ una delle poche fonti di prosperità esistenti, molto appetita dai nuovi avventori e quindi a rischio. E veniamo alle infrastrutture: Una dozzina di kilometri di rettilinei condivisi tra autoarticolati, bus, ciclisti e buche. Rete fognaria in affanno. Sanità insufficiente e in dismissione. Quali saranno gli interventi mirati o sostegno dell’esistente e della nuova urbanizzazione ? Speriamo che nel dettaglio il PAT lo dica.