giovedì 20 gennaio 2011

MOSE: disinformazione continua (Federico Antinori)

A cura del Magistrato alle Acque/Consorzio Venezia Nuova, è stato, nei giorni scorsi, allegato ai principali quotidiani (Corriere della Sera, Gazzettino e Nuova Venezia) un patinato opuscolo sul MOSE (il sistema di paratie mobili che dovrebbe tutelare Venezia e la laguna dalle acque alte).
 In questa pubblicazione si afferma che “Il MOSE può fronteggiare tutte le acque alte (destinate a diventare sempre più frequenti ed intense): sia quelle eccezionali che producono effetti devastanti per la città e l’ecosistema, sia quelle più frequenti che provocano continui disagi e un progressivo degrado del patrimonio architettonico e dell’ambiente”. Non è la prima volta che il Magistrato e il Consorzio cercano di far passare questo concetto. Qualche anno fa, ad esempio, anche su National Geographic (versione italiana) è comparsa una doppia pagina pubblicitaria in cui si affermava che “A Venezia si sta realizzando il MOSE: la città e la laguna saranno al sicuro da tutte le acque alte”.
Lo stesso simpatico Cuccioletta, attuale Presidente del Magistrato alle Acquea, ha, recentemente definito “una leggenda” l’ipotesi che le paratoie del MOSE debbano alzarsi solo per maree superiori a 110 cm.
Nello stesso opuscolo si legge, inoltre, che” MOSE è in grado di proteggere da maree fino a 3 m, quindi, sarà efficace anche alla presenza di un rilevante aumento del livello del mare nei prossimi cento anni”.
Il comune lettore da questi astuti messaggi è, quindi, indotto a pensare che, a MOSE completato, le paratoie si alzeranno con tutte le acque alte (a partire dai + 80 cm, quando Piazza S. Marco comincia ad allagarsi), liberandolo da tutti gli attuali fastidi. Anche per il futuro potrà dormire sonni tranquilli: ci sarà il MOSE a proteggerlo.
Peccato per un piccolo particolare: un elevato utilizzo delle paratoie mobili è compatibile con Venezia ed il suo sistema lagunare?
E’ noto che chiusure troppo frequenti delle bocche di porto comporterebbero una riduzione del volume di scambio idrico mare-laguna con “riduzione delle capacità di auto depurazione del sistema veneziano” e conseguenti rischi di anossia (mancanza di ossigeno), aumento delle sostanze inquinanti nella laguna e rischi igienico-sanitari nella città di Venezia.
In fase di realizzazione delle opere e di funzionamento del MOSE, poi, l’Autorità Portuale e la Capitaneria di Porto hanno evidenziato, con il moltiplicarsi del numero di chiusure e degli avvisi di chiusura, l’insorgenza di rallentamenti, intralci, pericoli per la navigazione e per l’attività portuale. Gli armatori, nell’ipotesi di un alto numero di chiusure alle bocche di porto, hanno già fatto sapere che andranno a cercare altri porti meno problematici e costosi.
Secondo alcuni ricercatori dell’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ismar-Cnr), infine, nello scenario di un probabile aumento del livello marino, il numero di acque alte potrebbe verificarsi fino a 250 volte l’anno.
Venezia può permettersi un bacino lagunare inquinato e la perdita dell’attività portuale così importante e remunerativa?
Per i Veneziani, ignorati gli otto progetti alternativi, più efficaci e meno costosi del MOSE, si prospetta un futuro fatto di “stivaloni e ancora stivaloni” come ebbe a dire a suo tempo l’ex Sindaco Massimo Cacciari.

Federico Antinori
Responsabile LIPU Oasi Ca’ Roman


Federico Antinori - Via Gallipoli, 8 - 30126 Lido di Venezia – tel. 041 5269235