Ciò che sta accadendo al Lido di Venezia è l’illustrazione di un modello di uso del territorio e di sviamento dei poteri tipico dell’Italia d’oggi. É caratterizzato da un connubio tra cultura e affari del quale il turismo e l’immobiliarismo costituiscono il cemento. É promosso e sostenuto da uno schieramento politico bipartisan, nel quale il promotore è nel centrosinistra veneziano.
Il connubio tra cultura e affari non è nuovo a Venezia. Ma diventa uno strumento di governo alla fine del secolo breve. Risale agli anni novanta, quando nella prima giunta Cacciari (1993-1997) divenne assessore alla cultura Gianfranco Mossetto, docente di scienza delle finanze a Ca’ Foscari, più tardi (2003) fondatore, e da allora presidente, della società di gestione finanziaria EstCapital «attiva nella gestione dei fondi immobiliari e nei servizi connessi alle attività immobiliari» .
Di Mossetto si ricorda ancora una battuta-shock: «Quanto rende al metro quadro un museo?». Pose questa domanda, appena insediato, ai suoi collaboratori, che ancora la ricordano.
«Che i musei potessero, anzi dovessero rendere, all'epoca, era ancora un'idea da pionieri. Che in prospettiva, poi, la città si sarebbe dovuta vendere pezzi del suo patrimonio, sembrava una fantasia. Nessuno, poi, avrebbe potuto immaginare che a gestire queste operazioni sarebbe stato proprio Mossetto» .
La vicenda in corso oggi al Lido di Venezia testimonia efficacemente come quel connubio, oltre a costituire un potente agente della degradazione del paesaggio e della vivibilità, sia promosso e praticato da larghe intese tra le forze politiche degli “opposti” poli: espressione fattuale di un pensiero unico che domina ormai larghe porzioni dell’Italia. Su questa vicenda è utile soffermarsi perché il modello svela, nell’isola cantata da Tomas Mann e Luchino Visconti, tutto il suo potenziale distruttivo, ad opera di protagonisti spesso insospettabli.
Il primo e il secondo protocollo d’intesa
Non so quando il progetto culturale e immobiliare per il Lido venne concepito, sebbene le vicende recenti, se si avrà la pazienza di seguirne il racconto, lasciano comprendere chi ne siano i concettori. Esso riguarda una serie di operazioni immobiliari che trasformeranno radicalmente l’assetto dell’isola del Lido indipendentemente dagli strumenti di pianificazione e dalle regole della democrazia.
Il Lido di Venezia è una lingua di terra, lunga 12 km, che separa (con l’isola di Pellestrina e la penisola del Cavallino) la Laguna dell’Adriatico. É un quartiere di Venezia, dove abitano circa 16mila residenti, cui si aggiunge una consistente popolazione fluttuante sia durante l’estate che nei periodi degli eventi speciali (tra i quali il festival del cinema). Le due aree strettamente collegate da un’operazione immobiliare pubblico/private sono nella parte centrale, e distano tra loro un paio di chilometri: il vasto compendio dell’ex Ospedale al Mare, a nord-est del Gran Viale, e il complesso Palazzo del cinema-Casino, a sud-ovest. Ma sono interessati al progetto anche il Forte Malamocco, un complesso a circa 6 km a nord-est dal Gran Viale, un’area collocata lungo quest’ultimo e la grande viabilità dell’area centrale.
É nel 2006-2007 che il progetto turistico-immobiliare entra negli atti amministrativi delle istituzioni coinvolte. L’anno precedente la Biennale e il Comune avevano concluso un concorso internazionale per la progettazione del Nuovo palazzo del cinema .
Nel 2006 il governo Prodi definisce il contenuto degli interventi per il 150° anniversario dello stato italiano e vi inserisce il Palazzo del cienema di Venezia. Nello stesso anno (12 gennaio) il Comune, la Regione e l’Ulss12 veneziana firmano un protocollo d’intesa che definisce il destino dell’ex Ospedale al mare. L’Ulss vuole dismettere l’ospedale sia per finanziare il nuovo ospedale di Mestre sia per assicurare «il reperimento delle risorse necessarie per garantire il mante-nimento quantitativo del servizio sanitario prestato alla cittadinanza del Lido e di Pellestrina in un quadro di crescente livello qualitativo». Il Comune, per conto suo, è interessato alla «valorizzazione dell’area» e garantirà che la sua destinazione, «ferma restando l’attenzione per la residenzialità, si inquadri in un più ampio progetto di valorizzazione culturale, ricettiva e turistica del Lido e di Pellestrina», poiché «la valorizzazione dell’area rappresenta un’occasione per il rilancio della vocazione culturale, turistico-ricettiva del Lido anche quale volano per lo sviluppo economico dell’isola» .
Nel protocollo la “valorizzazione” dell’area, che sarà promossa dal Comune con un’apposita variante di Prg, è esplicitamente legata alla realizzazione del Nuovo palazzo del cinema e dei convegni, anche mediante la destinazione a tale opera dei contributi di concessione e degli oneri di urbanizzazione che il comune otterrà dalle edificazioni sull’ex area ospedaliera. L’Ulss, cui è affidata la realizzazione del Nuovo palazzo del cinema, «procederà mediante un’unica procedura concorsuale volta ad individuare un soggetto imprenditoriale che, in un contesto unitario, possa acquisire la proprietà dell’ex ospedale al mare, per attuarvi le iniziative immobiliari consentite, […] a progettare e realizzare il Nuovo palazzo del cinema».
In altre parole, si vende il complesso dell’Ospedale al mare, previa modifica delle destinazioni urbanistiche, per poter realizzare un nuovo Palazzo del cinema “più bello e più grande che prìa”.
I comitati per la difesa della sanità pubblica si mobilitano contro la vendita del complesso dell’Ospedale al mare. Questo è stato chiuso definitivamente nel 2003, ma è rimasto in funzione il padiglione Rossi (Monoblocco), utilizzato per le attività socio-sanitarie distrettuali e un punto di Primo intervento, strutture ritenute una risorsa importante non solo per gli abitanti dell’isola ma per l’intera collettività, data la presenza di attrezzature sanitarie legate alla riabilitazione e alla talassoterapia. I comitati denunciano in particolare le anomalie della procedura e alcuni vizi relativi alla liquidazione di un patrimonio ottenuto da donazioni vincolate all’uso sanitario. Né i comitati si sentono garantiti da una serie di frasi contenute nell’intesa, nelle quali si proclama la finalizzazione dell’accordo anche al miglioramento del sistema sanitario.
Intanto il comune si rende parte attiva nella realizzazione del Nuovo palazzo del cinema. Nel febbraio 2009, si abbatte la pineta (132 alberi sani) antistante il Palazzo del cinema, «sotto la quale hanno passeggiato attori e registi, oltre a intere generazioni di lidensi che, d'inverno, hanno imparato ad andare in bicicletta» . I comitati e le associazioni sono colti di sorpresa, ma organizzano ugualmente una protesta popolare. Vengono raccolte 2.600 firma contro l’abbattimento della pineta; si costituisce un coordinamento tra i comitati e le associazioni ambientaliste che costituirà l’unica opposizione al progetto: un osso duro per i nuovi padroni del Lido.
Nell’agosto 2006, in attuazione dell’intesa di gennaio, l’Ulss emette un avviso pubblico col quale dichiara di voler alienare il compendio immobiliare dell’ ex Ospedale al mare del Lido «sottoscrivendo apposito contratto di compravendita […] con un soggetto, munito di idonei requisiti di capacità economico-finanziaria e organizzativo-gestionale, al quale verrà richiesto» di progettare, eseguire il 1° lotto del Nuovo palazzo del cinema, ed eventualmente gestirlo per un massimo di anni 20. Si presentano sette offerte, tra cui le maggiori imprese italiane del ramo .
L’anno si chiude con la costituzione, da parte del governo Prodi, di una commissione interistituzionale per la realizzazione del nuovo palazzo del cinema e con l’impegno del Ministero per i beni e le attività culturali (ministro è Rutelli) di contribuire con 20 milioni di € al finanziamento.
I comitati segnalano e denunciano l’anomalia amministrativa: dopo la nuova decisione del governo il vecchio protocollo d’intesa non vale più. Occorre perciò rinegoziare il protocollo d’intesa, ciò che avviene nel maggio 2007. Rispetto al precedente protocollo viene introdotta una modifica significativa. Non soltanto i sottoscrittori s’impegnano a ricorrere «agli strumenti di semplificazione dell’attività amministrativa e di snellimento dei procedimenti» e di «rimuovere ogni ostacolo procedurale in ogni fase procedimentale di decisione e controllo», ma il Ministero «si impegna a promuovere la nomina di un commissario straordinario preposto alla realizzazione in fase attuativa di tutti gli interventi oggetto del presente accordo» .
L’apporto dello stato non è solo nel contributo finanziario, ma anche nella fornitura dello strumento che gioverà a sfuggire regole che ral-lentino il fare, o ne impediscano alcuni modi: il commissario straordi-nario.
Le ordinanze di Berlusconi
Il disegno - tracciato dal sindaco Cacciari e dal presidente della regio-ne Galan, e arricchito dal ministro Rutelli - riparte presto. Presidente del Consiglio dei ministri è di nuovo Berlusconi. Appena può il premier si adopera per attuare le intese raggiunte a Venezia. Il 23 novembre 2008 il Comitato interministeriale per le manifestazioni del 150° an-niversario dell’Italia approva definitivamente gli interventi delle infra-strutture da realizzare in 9 città, tra le quali è confermato il Nuovo palazzo del cinema di Venezia, presentato come progetto innovativo per un sistema integrato convegnistico e cinematografico.
Intanto il comune conclude la formazione di una variante di PRG per il Lido, approvata il 15 settembre 2008. Ma poco dopo il Berlusconi emana una raffica di ordinanze, sempre in conformità alle intese promosse dal comune, le quali peraltro scavalcano completamente le procedure ordinarie che lo stesso comune aveva avviato, a partire dal PRG.
Nel marzo 2009 il dott. Vincenzo Spaziante, funzionario della Prote-zione civile, è nominato Commissario delegato alla realizzazione del Nuovo palazzo del cinema e dei congressi di Venezia . Poteri pieni, anzi, pienissimi e molto estesi. Con successive ordinanze del luglio 2009 e del marzo 2010 si stabilisce (sempre in esplicita attuazione del famoso protocollo bipartisan) che il mini-Bertolaso non solo prov-vede al Nuovo palazzo del cinema e dei congressi, ma «assume le ini-ziative e adotta i provvedimenti occorrenti per la realizzazione di ogni altro intervento nella medesima isola del Lido [parole successiva-mente modificate con la seconda ordinanza in “allo sviluppo dell’isola del Lido”] territorialmente, urbanisticamente, ambientalmente o fun-zionalmente correlato, anche su proposta di soggetti privati». La de-cisione del commissario è subordinata solo all’approvazione da parte di una Conferenza di servizi presieduta da un funzionario della Regio-ne «cui sono chiamate a partecipare tutte le amministrazioni coin-volte» .
In aprile una nuova ordinanza precisa ulteriormente i poteri del Commissario e i limiti della partecipazione dei soggetti alla Conferen-za di servizi. Il Commissario
«è altresì autorizzato a procedere, in nome e per conto del Comune di Venezia, all’espletamento di procedure selettive accelerate finalizzate alla dismissione e rifunzionaliz-zazione dell’Ospedale al mare ubicato nel territorio del medesimo Comune e alla acquisizione dei conseguenti proventi per la realizzazione del Nuovo palazzo del cinema e dei congressi di Venezia».
Egli può indire
«apposite conferenze di servizi, convocandole con almeno sette giorni di preavviso. Qualora alla conferenza di servizi il rappresentante di un’amministrazione invitata sia risultato as-sente, o, comunque, non dotato di adeguato potere di rappresentanza, la conferenza deli-bera prescindendo da tali elementi. Il dissenso manifestato in sede di conferenza dei servizi deve essere motivato e recare, a pena di non ammissibilità, le specifiche indicazioni ritenute necessarie ai fini dell’assenso. In caso di motivato dissenso espresso da un’amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico- territoriale, del patrimonio storico-artistico od alla tutela della salute dei cittadini, la determinazione è subordinata, in deroga all’articolo 14, comma 4, della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modifiche ed integrazioni, ad ap-posita delibera del Consiglio dei Ministri da assumere entro sette giorni dalla richiesta».
E, naturalmente, «le determinazioni della conferenza di servizi costi-tuiscono, ove occorra, variante alle previsioni dei vigenti strumenti urbanistici» .
Altre deroghe sono consentite da ulteriori ordinanze, accettate, se non richieste, dal Sindaco.
É abolito il parere della Commissione per la salvaguardia di Venezia, che è stata istituita dalla legge speciale per venezia del 1973, quindi non può essere scavalcata dai “normali” poteri del Commissario straordinari. Ma dieci suoi membri hanno sollevato questioni sulla le-gittimità degli atti del Commissario eccedenti l’ambito del Nuovo pa-lazzo del cinema e dell’Ospedale al mare . Ecco allora provvida l’ordinanza del 15 settembre, che consente al Commissario di bypas-sare la Salvaguardia, cui evidentemente partecipano soggetti non condizionabili .
E si arriva a derogare dallo Statuto comunale su un punto di grande rilevanza democratica: un’ordinanza del luglio 2009 stabilisce che il Commissario può derogare all’articolo 21 dello statuto comunale, il quale prescrive che
«la partecipazione del Sindaco o di un suo delegato alle conferenze di servizi, agli accordi di programma o ad altri istituti o sedi dove debba esercitare competenze del Consiglio o della Giunta presuppone un mandato vincolante dell'organo collegiale competente che fissa gli in-dirizzi dell'amministrazione con riserva di ratifica da parte della stessa» .
Sulla base di questi poteri, conferiti dagli ukase del premier avallati – anzi, provocati – dal Sindaco, il progetto di “valorizzazione” turistico-immobiliare prosegue a piene vele. Scrive La Nuova Venezia: «la nuova urbanistica del Lido sembra di fatto commissariata e, nel nome del nuovo Palacinema, si procede spediti con progetti che nulla con esso hanno a che fare» .
Un attore di rilievo: EstCapital
EstCapital era stata costituita nel 2003, proprietari Gianfranco Mos-setto e Federico Tosato. Si trasforma in EstCapital Group nel 2007. Acquisisce in quegli anni i due maggiori alberghi del Lido (l’Excelsior e il Des Bains), il lungomare che li collega e il Forte di Malamocco.
Quest’ultimo, realizzato dagli austriaci alla metà del xIX secolo, è tu-telato da vincoli monumentali e paesaggistici. Il Piano d‘area della Laguna (Palav, efficace ai sensi della legge Galasso) stabilisce che «sono consentiti esclusivamente interventi di manutenzione e re-stauro e devono essere mantenuti i caratteri significativi del contesto storico-paesistico connesso». EstCapital chiede l’approvazione di un progetto che prevede la realizzazione di 32 ville, ciascuna dotata di garage, un albergo, piscina e altre attrezzature turistiche. Mossetto supera le iniziali resistenze della sovrintendente ai beni architettonici e paesaggistici di Venezia. Come informa la stampa la sovrintendente Renata Codello dice si all’intervento, il quale rientra così nel “pacchetto” di quelli sottoposti alla sola valutazione derogatoria della Conferenza di servizi, «Grazie ai poteri in deroga affidati al commis-sario di governo per il Palacinema Vincenzo Spaziante, si spazia ora in altre direzioni nell’autorizzare progetti sull’isola»
Le associazioni ambientalistiche protestano sottolineando come
«verrebbero occupati, complessivamente, oltre 20mila mq di un sito tutelato sacrificando i depositi di munizioni, la casamatta, la vecchia cisterna, la cappella e, temiamo, anche nu-merose specie arboree di pregio paesaggistico come olmi, lecci, gelsi bianchi e pioppi ne-ri. Il progetto è stato purtroppo approvato, di massima, nell’ambito di una Conferenza di Servizi, con (incredibilmente) l’autorizzazione anche della stessa Soprintendenza competen-te. Tale Conferenza si Servizi avrebbe il potere (altro incredibilmente) di superare il voto della Commissione per la Salvaguardia, istituita ai sensi della Legge Speciale di Venezia, che ha chiesto invano il proprio coinvolgimento, in quanto la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha attribuito al Commissario straordinario Vincenzo Spaziante (Protezione Civile), nominato per la realizzazione del nuovo Palazzo del Cinema, anche il potere (ugualmente incredibile) di realizzare vari interventi per la “valorizzazione” del Lido»
Nel maggio 2009 il Commissario era arrivato a Venezia. All’indomani del suo arrivo Gianfranco Mossetto rendeva esplicito il suo disegno. Scrive la Nuova Venezia, sintetizzando un’intervista:
«Rifare interamente la viabilità del Lido, valorizzando anche sotto il profilo turistico, in cam-bio del via libera alle ristrutturazioni di Excelsior e Des Bains, ma anche alla realizzazione degli altri interventi previsti sull’isola dall’Estcapital di Gianfranco Mossetto, che si candida anche a gestire il polo congressuale legato al nuovo Palacinema e conferma l’interesse a partecipare alla gara per l’acquisto dell’area dell’ex Ospedale al Mare. E’ questo lo scambio con il Comune e le altre autorità messo sul tappeto dall’economista già assessore al Turismo e alla Cultura e che l’estensione dei poteri al commissario di governo Vincenzo Spaziante potrebbe ulteriormente accelerare» .
Oltre alle proprietà già acquisite Mossetto s’impegna a rifare tutta la viabilità della parte più prestigiosa del Lido, a riorganizzare gli stabi-limenti balneari e, naturalmente, a partecipare all’operazioni immobi-liare e gestionale del Nuovo palazzo del cinema e dei congressi e dell’ex Ospedale al mare.
Commenta il direttore generale della Ulss12: «il progetto di Mossetto e di EstCapital per il Lido mi sembra intelligente e interessante in un’ottica di capitalismo turistico, con aspetti anche di interesse pub-blico, ma segna la resa completa del Comune, che affida il futuro dell’isola ai privati» .
Il pacchetto di progetti d’interesse della EstCapital e del commissario straordinario viene discusso alla conferenza di servizi alla fine del settembre 2009. Essa approva tutto: gli alberghi Des Bains ed Excel-sior, il Forte Malamocco, nonché i criteri generali del bando di gara per l’assegnazione del complesso dell’ex Ospedale al mare.
Il Commissario straordinario, anche in nome e per conto del Comune, pubblica il 5 ottobre 2009 il bando di gara al quale, entro il termine del 16 novembre (poi prorogato di una settimana), gli interessati so-no invitati a presentare le offerte. Alla scadenza è presente la sola offerta, quella della cordata costituita da EstCapital, Mantovani corre-data da tutti i documenti richiesti, compresi i progetti preliminari. Questi vengono esaminati e approvati dalla Conferenza di servizi e di conseguenza nel dicembre 2009 Spaziante, in quanto commissario straordinario e in quanto rappresentante («per conto») del Comune, e il dott. Federico Tosato, vicepresidente della EstCapital, firmano la “promessa di vendita” mediante la quale il compendio dell’ex ospe-dale al mare diventerà di proprietà di EstCapital.
L’appetito vien mangiando. Da poco è stato firmato l’accordo ed ecco la prima grana: il nodo della Favorita.
«La cosiddetta Area 2 del progetto dell’area dell’ex Ospedale al Mare si stende per circa 19 mila metri quadrati e comprende verde pubblico e attrezzature sportive (campi da tennis e da calcio, strutture del Cral) comprese tra via Marco Polo e via dell’Ospizio Marino. La deli-bera già votata nel settembre del 2008 dal Consiglio comunale per il Parco della Favorita, all’interno dell’accordo di programma per la riqualificazione del Lido prevedeva per gli oltre 13 mila metri quadrati dell’area la destinazione a «verde sportivo» e un’altezza massima per due edifici da recuperare, tra i 10 e 12 metri. Ma la Favorita è entrata invece successiva-mente nella piena disponibilità edificatoria di EstCapital per ospitare tre torri e una trentina di ville, aumentando notevolmente le volumetrie iniziali» .
Tenta la mediazione il nuovo sindaco Giorgio Orsoni (che in campagna eletto-rale si era dichiarato contro la prassi dei commissari straordinari) e ottiene qualcosina. Del resto, anche l’Ente per la sicurezza del volo - vista la vicinanza con l’aeroporto Nicelli - ha chiesto una limitazione delle altezze degli edifici. Si deve rinviare la stipula del rogito tra Comune e EstCapital. Questa chiede di re-cuperare altrove ciò che deve cedere alla Favorita: il Comune dia via libera ad un eventuale abbattimento del Monoblocco (l’unico elemento ospedaliero che si era deciso di mantenere) e consenta la realizzazione di una darsena a San Ni-colò.
Ma ecco un’altra grana: si scopre che nell’area dell’ex ospedale c’è un giacimento di rifiuti tossici.
«Si è scoperto che l’ospedale è più inquinato di Marghera, dice un addetto ai lavori. Costi della bonifica, circa 10 milioni che le imprese non intendono pagare. Se non pagano, il rogito slitta e si blocca tutto. Il Comune non può incassare i soldi per il Palazzo del Cinema e i 40 milioni di euro che ha già messo in bilancio. Dunque, si chiude per bancarotta e arriva il commissario. Una situazione drammatica. Chi ha venduto un terreno senza farci le analisi? Chi lo ha acquistato senza sincerarsi che fosse a posto? E, ancora: chi ha messo in piedi un progetto da centinaia di milioni di euro senza le garanzie appropriate? Materia di inchieste e approfondimenti futuri» .
Aspettando che qualcuno apra un’inchiesta EstCapital rilancia l’amo, e il Co-mune abbocca: agli operatori sarà concesso anche di realizzare una grande darsena e di utilizzare il presidio sanitario rimasto, nonostante le assicurazioni proclmate dal sindaco Cacciari pochi mesi prima:
«La situazione si sblocca, dicono in sostanza le imprese, se arriva il via libera ai due “progetti aggiuntivi”. La grande darsena in mare, attaccata al molo sud del Lido, davanti alla spiaggia libera di San Nicolò. Occorre scavare e realizzare un porticciolo. Un grande business. Che an-drebbe unito al “cambio d’uso” del Monoblocco. Il Comune aveva rassicurato i comitati che quell’edificio sarebbe rimasto a uso sanitario. Ma nel mezzo di nuova residenza, hotel, piscine un centro sanitario potrebbe stonare. Meglio spostarlo altrove e trasformare anche il Mono-blocco in appartamenti per turisti. Secondo business» .
L’affare s’ingrossa
Proseguono le proteste del coordinamento delle associazioni e dei comitati del Lido. Redigono un elenco in stile Saviano-Fazio, ispirato ai valori di «legalità, democrazia, rispetto delle regole e salvaguardia del proprio territorio».
L’elenco, presentato il 1 dicembre 2010 nella sede della Municipalità, alla presenza del Sindaco e del Commissario, è un volantino in cui si elencano i costi e i benefici dell’operazione Ospedale al Mare-Palazzo del Cinema:
«130 piante d’alto fusto già abbattute nel parco vincolato dell’ex Casinò; la svendita delle aree dell’Ospedale al Mare, l’abbattimento del Monoblocco, il cui restauro era costato 5,6 mi-lioni di euro; la perdita della piscina per talassoterapia, della radiologia, del day surgery; la cementificazione della Favorita; l’aumento esponenziale nel traffico e dei nuovi edifici nell’isola; la distruzione di una parte dell’area Sic della spiaggia di San Nicolò con la realizza-zione di una megadarsena privata da 1750 posti. E infine la limitazione della volontà popo-lare, espressa con oltre 8 mila firme».
Quali i benefici?
«Una sala cinematografica da 2500 posti, la cui utilità per il rilancio della Mostra del Cinema è stata pubblicamente messa in dubbio anche da addetti ai lavori, tra cui il docente Adriano Donaggio, per anni capo Ufficio stampa della Biennale, e il rettore del’Iuav Amerigo Restucci, del Cda Biennale».
A questo bilancio, del tutto negativo, dovrebbero seguire decisioni drastiche. E il coordinamento dei comitati e delle associazioni chiede il ritiro del bando di gara per la vendita dell’Ospedale, la conferma della presenza delle funzioni sanitarie al Monoblocco e la tutela dell’ambiente del Lido. E le dimissioni del commissario straordinario Vincenzo Spaziante per «palese inadempienza del mandato: del nuo-vo palazzo del Cinema che doveva essere pronto nel marzo 2011 ed invece ad oggi c’è solo una grande fosso».
Mentre la Giunta Orsoni si affanna a chiudere la trattativa per poter incassare qualcosa dal mercimonio che è stato fatto dalla Giunta Cac-ciari (e che, in omaggio alla continuità amministrativa e politica, e ai soldi, non ha voluto tentar di cancellare) ecco che qualcun altro prova ad approfittare dello strumento messo in opera per aggirare regole, istituzioni, trasparenza e democrazia: il Commissario straordinario. Non c’entra affatto con la trasformazione dell’Ospedale al mare e con la realizzazione del Nuovo palazzo del cinema, ma è un tassello (in-sieme alle proprietà della società di Mossetto: agli alberghi Excelsior e Des Bains, la strada lungomare, il Forte Malamocco) del progetto im-mobiliarista che qualcuno ha disegnato per il Lido di Venezia: anche i proprietari del Parco delle Rose, un vasto complesso immobiliare nella parte centrale del Lido, vogliono che, in deroga ai piani comunali, la loro succulenta proprietà venga trattata dalla Conferenza di servizi gestita dal Commissario.
Si tratta di una vasta area lungo il Gran Viale, oggi occupata da una grande area verde dove insistno una pizzeria e una sala Giochi circa 4 mila metri cubi di edifici. Secondo la stampa locale «i vecchi edifici saranno tutti demoliti, gli alberi di alto fusto tagliati perché ritenuti di scarso pregio e in parte malati. La cubatura sarà quasi sestuplicata». L’intenzione dei progettisti e del promotore immobiliare è quello di «costruire una sorta di “magnete urbano” che oggi al Lido manca, al posto del “vuoto urbano” rappresentato dall’area nello stato attuale. I grandi tetti sporgenti avranno la funzione di calamitare appunto l’attenzione di chi sbarca a Santa Maria Elisabetta, la costruzione a H con i due grandi fabbricati e la torre centrale quella di permettere comunque il passaggio e la fruizione pubblica». Una «scommessa» secondo il proprietario. «Una speculazione immobiliare secondo i co-mitati che chiedono quale sarà il vantaggio dell’isola derivante da questa operazione» .
L’anno si chiude con un’operazione in extremis. La gara pubblica è andata de-serta. Il contratto viene stipulato con negoziazione privata, preceduto dall’approvazione di tutti i progetti (è rinviato solo il Parco delle rose) da parte della conferenza di servizi: atto di garanzia per l’acquirente cui la stipula del ro-gito era subordinata. Voci trionfanti raccontano che così “si è salvato il bilancio comunale”: si potrà procedere all’inutile spesa del Nuovo palazzo del cinema.
Il rettore dell’Iuav, Amerigo Restucci, era da tempo esplicitamente critico delle iniziative lidensi. Come membro del consiglio d’amministrazione della Biennale aveva a suo tempo sostenuto che il megaprogetto del Nuovo palazzo del cine-ma e dei congressi era inutile, che con una spesa molto minore era possibile utilizzare gli edifici esistenti . Ma tant’è: quando dietro la grandeur dell’immagine ci sono grandi affari l’ innovazione è irresistibile. Per realizzare un’opera inutile si promuove il degrado dell’ ambiente lidense e si calpesta la democrazia. É pieno d’amarezza l’augurio di capodanno di Restucci:
«Purtroppo dalle notizie che appaiono sulla stampa odierna a proposito del completo stravol-gimento di una delle zone più interessanti, oltre che cariche di valori storici e ambientali co-me il Lido di Venezia, scaturisce un senso di amarezza e di sfiducia in un futuro segnato da regole e rispettoso di quanto a tutt’oggi, a fatica, si è salvaguardato» .
Il Lido nel progetto per Venezia
una conclusione
Il Lido è solo un tassello in un progetto territoriale e sociale che inte-ressa l’intero territorio comunale. Le tracce di questo progetto affon-dano in decenni passati: più precisamente, nei lontani anni Ottanta del secolo scorso, quando uno dei più lucidi protagonisti della vita po-litica veneziana, l’intramontato Gianni De Michelis, lanciò la sua pro-posta di realizzare a Venezia l’Esposizione universale del 2000. Il pro-getto fu bloccato. Non esistevano allora i comitati, le associazioni avevano forse meno peso, ma la società civile era più reattiva e la politica più responsabile. Alcuni elementi di quel progetto li ritroviamo oggi, come ne ritroviamo l’anima.
Questa è indubbiamente nell’intreccio cultura-turismo. Una cultura, più precisamente, intesa come tema, od occasione, di grandi eventi che richiamassero cospicue quantità di visitatori avvalendosi dell’ elevate qualità, e della universale rinomanza, della città serenissima: anzi, sfruttandole a piene mani. Componenti importanti di quel pro-getto erano l’utilizzazione espositiva (cioè del versante mercantile della cultura) dell’Arsenale e la trasformazione dell’area di Tessera, tra l’aeroporto e la Laguna come “magnete” capace di animare, cata-lizzare, connettere i grandi flussi che provenivano (e sempre più co-piosi sarebbero provenuti) dal mondo con la città sgorica (e lì, in una prospettiva non tanto lontana, il suo Lido).
L’Arsenale era in mano pubblica, le aree di Tessera no (e neppure gran parte di quelle del Lido). Non a caso quindi l’area di Tessera è rimasta nel gioco, ha acquistato un peso crescente, ha provocato un consistente mercato di aree agricole, ed è stata alla fine benedetta da un accordo pubblico-privato assolutamente bipartisan: l’accordo sti-pulato tra Galan, presidente berlusconiano della Regione, Cacciari, sindaco di centrosinistra della città, e il proprietario della società ae-roportuale. L’accordo ha dato luogo a una variante di PRG surrettizia, rimasta a giacere tra comune e regione per quattro anni, in attesa che si raggiugesse l’accordo patrimoniale e fiunzionale.
Ai tempi della proposta demichelisiana dell’Expo la connessione infra-strutturale tra Tessera a l’Arsenale non era ancora definita, né, a maggior ragione, quella per il Lido. Ma ecco che negli anni Novanta, con un rigurgito di ottocentesco slancio tecnologico, un gruppo pro-motore propone la realizzazione di una metropolitana, infilata sotto la Laguna, diretta prima a raggiungere la città storica e poi, in progress, il Lido.
Il disegno non è ancora completo. Per renderlo ancora più accatti-vante per gli “investitori” (cioè per i gruppo che, grazie ai decisori pubblici, vede aumentare da cento a mille il valore dei terreni acqui-stati) qualcuno decide che la grande infrastruttura ferroviaria che collegherà Lisbona a Kiev nel tratto italiano deve toccare Tessera. Non tutti sono d’accordo. Tra i critici qualche rappresentante della Regione, adesso divenuta leghista, che vorrebbe che la TAV toccasse anche qualche altra località…balneare. Comunque, come scrive un esperto, allo stato degli atti
«delle tre alternative di tracciato - affiancamento alla linea storica, il cosiddetto quadruplica-mento, unanimemente scartato; l'affiancamento alla A4, la soluzione ideale da Torino a Ve-rona per compattare il corridoio infrastrutturale - la scelta cade invece sulle terre basse e molli delle bonifiche orientali. Soluzione più lunga, più lenta e più costosa» .
Molte altre tessere compongono il mosaico che minaccia di stringere Venezia sempre più in un cappio di cemento, ferro e asfalto, gover-nato dagli affari. Bisognerà raccontarlo e denunciarlo in tutti i suoi aspetti. Alcuni già abbastanza noti all’opinione pubblica veneziana e nazionale (come il MoSE, il degrado pubblicitario dei monumenti, la dismissione dell’edilizia pubblica), altri meno. La discussione del Piano di assetto territoriale consentirà di valutare in un unico quadro tutto ciò che si prepara. Ma la vicenda del Lido, se da un lato rivela la per-vasività e la forza dei poteri che spingono a trasformare la cultura in cemento, dimostra anche che a queste trasformazioni possono con-trastare solo se cresce la protesta che parte dalle condizioni di vita determinate da quelle trasformazioni. E questa può crescere se – ol-tre a rendere sempre più ampia la consapevolezza delle conseguenze delle scete territoriali – si saprà dimostrare che un altro Lido, e un’altra Venezia, sono possibili.
Venezia, 7 gennaio 2011
Di Mossetto si ricorda ancora una battuta-shock: «Quanto rende al metro quadro un museo?». Pose questa domanda, appena insediato, ai suoi collaboratori, che ancora la ricordano.
«Che i musei potessero, anzi dovessero rendere, all'epoca, era ancora un'idea da pionieri. Che in prospettiva, poi, la città si sarebbe dovuta vendere pezzi del suo patrimonio, sembrava una fantasia. Nessuno, poi, avrebbe potuto immaginare che a gestire queste operazioni sarebbe stato proprio Mossetto» .
La vicenda in corso oggi al Lido di Venezia testimonia efficacemente come quel connubio, oltre a costituire un potente agente della degradazione del paesaggio e della vivibilità, sia promosso e praticato da larghe intese tra le forze politiche degli “opposti” poli: espressione fattuale di un pensiero unico che domina ormai larghe porzioni dell’Italia. Su questa vicenda è utile soffermarsi perché il modello svela, nell’isola cantata da Tomas Mann e Luchino Visconti, tutto il suo potenziale distruttivo, ad opera di protagonisti spesso insospettabli.
Il primo e il secondo protocollo d’intesa
Non so quando il progetto culturale e immobiliare per il Lido venne concepito, sebbene le vicende recenti, se si avrà la pazienza di seguirne il racconto, lasciano comprendere chi ne siano i concettori. Esso riguarda una serie di operazioni immobiliari che trasformeranno radicalmente l’assetto dell’isola del Lido indipendentemente dagli strumenti di pianificazione e dalle regole della democrazia.
Il Lido di Venezia è una lingua di terra, lunga 12 km, che separa (con l’isola di Pellestrina e la penisola del Cavallino) la Laguna dell’Adriatico. É un quartiere di Venezia, dove abitano circa 16mila residenti, cui si aggiunge una consistente popolazione fluttuante sia durante l’estate che nei periodi degli eventi speciali (tra i quali il festival del cinema). Le due aree strettamente collegate da un’operazione immobiliare pubblico/private sono nella parte centrale, e distano tra loro un paio di chilometri: il vasto compendio dell’ex Ospedale al Mare, a nord-est del Gran Viale, e il complesso Palazzo del cinema-Casino, a sud-ovest. Ma sono interessati al progetto anche il Forte Malamocco, un complesso a circa 6 km a nord-est dal Gran Viale, un’area collocata lungo quest’ultimo e la grande viabilità dell’area centrale.
É nel 2006-2007 che il progetto turistico-immobiliare entra negli atti amministrativi delle istituzioni coinvolte. L’anno precedente la Biennale e il Comune avevano concluso un concorso internazionale per la progettazione del Nuovo palazzo del cinema .
Nel 2006 il governo Prodi definisce il contenuto degli interventi per il 150° anniversario dello stato italiano e vi inserisce il Palazzo del cienema di Venezia. Nello stesso anno (12 gennaio) il Comune, la Regione e l’Ulss12 veneziana firmano un protocollo d’intesa che definisce il destino dell’ex Ospedale al mare. L’Ulss vuole dismettere l’ospedale sia per finanziare il nuovo ospedale di Mestre sia per assicurare «il reperimento delle risorse necessarie per garantire il mante-nimento quantitativo del servizio sanitario prestato alla cittadinanza del Lido e di Pellestrina in un quadro di crescente livello qualitativo». Il Comune, per conto suo, è interessato alla «valorizzazione dell’area» e garantirà che la sua destinazione, «ferma restando l’attenzione per la residenzialità, si inquadri in un più ampio progetto di valorizzazione culturale, ricettiva e turistica del Lido e di Pellestrina», poiché «la valorizzazione dell’area rappresenta un’occasione per il rilancio della vocazione culturale, turistico-ricettiva del Lido anche quale volano per lo sviluppo economico dell’isola» .
Nel protocollo la “valorizzazione” dell’area, che sarà promossa dal Comune con un’apposita variante di Prg, è esplicitamente legata alla realizzazione del Nuovo palazzo del cinema e dei convegni, anche mediante la destinazione a tale opera dei contributi di concessione e degli oneri di urbanizzazione che il comune otterrà dalle edificazioni sull’ex area ospedaliera. L’Ulss, cui è affidata la realizzazione del Nuovo palazzo del cinema, «procederà mediante un’unica procedura concorsuale volta ad individuare un soggetto imprenditoriale che, in un contesto unitario, possa acquisire la proprietà dell’ex ospedale al mare, per attuarvi le iniziative immobiliari consentite, […] a progettare e realizzare il Nuovo palazzo del cinema».
In altre parole, si vende il complesso dell’Ospedale al mare, previa modifica delle destinazioni urbanistiche, per poter realizzare un nuovo Palazzo del cinema “più bello e più grande che prìa”.
I comitati per la difesa della sanità pubblica si mobilitano contro la vendita del complesso dell’Ospedale al mare. Questo è stato chiuso definitivamente nel 2003, ma è rimasto in funzione il padiglione Rossi (Monoblocco), utilizzato per le attività socio-sanitarie distrettuali e un punto di Primo intervento, strutture ritenute una risorsa importante non solo per gli abitanti dell’isola ma per l’intera collettività, data la presenza di attrezzature sanitarie legate alla riabilitazione e alla talassoterapia. I comitati denunciano in particolare le anomalie della procedura e alcuni vizi relativi alla liquidazione di un patrimonio ottenuto da donazioni vincolate all’uso sanitario. Né i comitati si sentono garantiti da una serie di frasi contenute nell’intesa, nelle quali si proclama la finalizzazione dell’accordo anche al miglioramento del sistema sanitario.
Intanto il comune si rende parte attiva nella realizzazione del Nuovo palazzo del cinema. Nel febbraio 2009, si abbatte la pineta (132 alberi sani) antistante il Palazzo del cinema, «sotto la quale hanno passeggiato attori e registi, oltre a intere generazioni di lidensi che, d'inverno, hanno imparato ad andare in bicicletta» . I comitati e le associazioni sono colti di sorpresa, ma organizzano ugualmente una protesta popolare. Vengono raccolte 2.600 firma contro l’abbattimento della pineta; si costituisce un coordinamento tra i comitati e le associazioni ambientaliste che costituirà l’unica opposizione al progetto: un osso duro per i nuovi padroni del Lido.
Nell’agosto 2006, in attuazione dell’intesa di gennaio, l’Ulss emette un avviso pubblico col quale dichiara di voler alienare il compendio immobiliare dell’ ex Ospedale al mare del Lido «sottoscrivendo apposito contratto di compravendita […] con un soggetto, munito di idonei requisiti di capacità economico-finanziaria e organizzativo-gestionale, al quale verrà richiesto» di progettare, eseguire il 1° lotto del Nuovo palazzo del cinema, ed eventualmente gestirlo per un massimo di anni 20. Si presentano sette offerte, tra cui le maggiori imprese italiane del ramo .
L’anno si chiude con la costituzione, da parte del governo Prodi, di una commissione interistituzionale per la realizzazione del nuovo palazzo del cinema e con l’impegno del Ministero per i beni e le attività culturali (ministro è Rutelli) di contribuire con 20 milioni di € al finanziamento.
I comitati segnalano e denunciano l’anomalia amministrativa: dopo la nuova decisione del governo il vecchio protocollo d’intesa non vale più. Occorre perciò rinegoziare il protocollo d’intesa, ciò che avviene nel maggio 2007. Rispetto al precedente protocollo viene introdotta una modifica significativa. Non soltanto i sottoscrittori s’impegnano a ricorrere «agli strumenti di semplificazione dell’attività amministrativa e di snellimento dei procedimenti» e di «rimuovere ogni ostacolo procedurale in ogni fase procedimentale di decisione e controllo», ma il Ministero «si impegna a promuovere la nomina di un commissario straordinario preposto alla realizzazione in fase attuativa di tutti gli interventi oggetto del presente accordo» .
L’apporto dello stato non è solo nel contributo finanziario, ma anche nella fornitura dello strumento che gioverà a sfuggire regole che ral-lentino il fare, o ne impediscano alcuni modi: il commissario straordi-nario.
Le ordinanze di Berlusconi
Il disegno - tracciato dal sindaco Cacciari e dal presidente della regio-ne Galan, e arricchito dal ministro Rutelli - riparte presto. Presidente del Consiglio dei ministri è di nuovo Berlusconi. Appena può il premier si adopera per attuare le intese raggiunte a Venezia. Il 23 novembre 2008 il Comitato interministeriale per le manifestazioni del 150° an-niversario dell’Italia approva definitivamente gli interventi delle infra-strutture da realizzare in 9 città, tra le quali è confermato il Nuovo palazzo del cinema di Venezia, presentato come progetto innovativo per un sistema integrato convegnistico e cinematografico.
Intanto il comune conclude la formazione di una variante di PRG per il Lido, approvata il 15 settembre 2008. Ma poco dopo il Berlusconi emana una raffica di ordinanze, sempre in conformità alle intese promosse dal comune, le quali peraltro scavalcano completamente le procedure ordinarie che lo stesso comune aveva avviato, a partire dal PRG.
Nel marzo 2009 il dott. Vincenzo Spaziante, funzionario della Prote-zione civile, è nominato Commissario delegato alla realizzazione del Nuovo palazzo del cinema e dei congressi di Venezia . Poteri pieni, anzi, pienissimi e molto estesi. Con successive ordinanze del luglio 2009 e del marzo 2010 si stabilisce (sempre in esplicita attuazione del famoso protocollo bipartisan) che il mini-Bertolaso non solo prov-vede al Nuovo palazzo del cinema e dei congressi, ma «assume le ini-ziative e adotta i provvedimenti occorrenti per la realizzazione di ogni altro intervento nella medesima isola del Lido [parole successiva-mente modificate con la seconda ordinanza in “allo sviluppo dell’isola del Lido”] territorialmente, urbanisticamente, ambientalmente o fun-zionalmente correlato, anche su proposta di soggetti privati». La de-cisione del commissario è subordinata solo all’approvazione da parte di una Conferenza di servizi presieduta da un funzionario della Regio-ne «cui sono chiamate a partecipare tutte le amministrazioni coin-volte» .
In aprile una nuova ordinanza precisa ulteriormente i poteri del Commissario e i limiti della partecipazione dei soggetti alla Conferen-za di servizi. Il Commissario
«è altresì autorizzato a procedere, in nome e per conto del Comune di Venezia, all’espletamento di procedure selettive accelerate finalizzate alla dismissione e rifunzionaliz-zazione dell’Ospedale al mare ubicato nel territorio del medesimo Comune e alla acquisizione dei conseguenti proventi per la realizzazione del Nuovo palazzo del cinema e dei congressi di Venezia».
Egli può indire
«apposite conferenze di servizi, convocandole con almeno sette giorni di preavviso. Qualora alla conferenza di servizi il rappresentante di un’amministrazione invitata sia risultato as-sente, o, comunque, non dotato di adeguato potere di rappresentanza, la conferenza deli-bera prescindendo da tali elementi. Il dissenso manifestato in sede di conferenza dei servizi deve essere motivato e recare, a pena di non ammissibilità, le specifiche indicazioni ritenute necessarie ai fini dell’assenso. In caso di motivato dissenso espresso da un’amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico- territoriale, del patrimonio storico-artistico od alla tutela della salute dei cittadini, la determinazione è subordinata, in deroga all’articolo 14, comma 4, della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modifiche ed integrazioni, ad ap-posita delibera del Consiglio dei Ministri da assumere entro sette giorni dalla richiesta».
E, naturalmente, «le determinazioni della conferenza di servizi costi-tuiscono, ove occorra, variante alle previsioni dei vigenti strumenti urbanistici» .
Altre deroghe sono consentite da ulteriori ordinanze, accettate, se non richieste, dal Sindaco.
É abolito il parere della Commissione per la salvaguardia di Venezia, che è stata istituita dalla legge speciale per venezia del 1973, quindi non può essere scavalcata dai “normali” poteri del Commissario straordinari. Ma dieci suoi membri hanno sollevato questioni sulla le-gittimità degli atti del Commissario eccedenti l’ambito del Nuovo pa-lazzo del cinema e dell’Ospedale al mare . Ecco allora provvida l’ordinanza del 15 settembre, che consente al Commissario di bypas-sare la Salvaguardia, cui evidentemente partecipano soggetti non condizionabili .
E si arriva a derogare dallo Statuto comunale su un punto di grande rilevanza democratica: un’ordinanza del luglio 2009 stabilisce che il Commissario può derogare all’articolo 21 dello statuto comunale, il quale prescrive che
«la partecipazione del Sindaco o di un suo delegato alle conferenze di servizi, agli accordi di programma o ad altri istituti o sedi dove debba esercitare competenze del Consiglio o della Giunta presuppone un mandato vincolante dell'organo collegiale competente che fissa gli in-dirizzi dell'amministrazione con riserva di ratifica da parte della stessa» .
Sulla base di questi poteri, conferiti dagli ukase del premier avallati – anzi, provocati – dal Sindaco, il progetto di “valorizzazione” turistico-immobiliare prosegue a piene vele. Scrive La Nuova Venezia: «la nuova urbanistica del Lido sembra di fatto commissariata e, nel nome del nuovo Palacinema, si procede spediti con progetti che nulla con esso hanno a che fare» .
Un attore di rilievo: EstCapital
EstCapital era stata costituita nel 2003, proprietari Gianfranco Mos-setto e Federico Tosato. Si trasforma in EstCapital Group nel 2007. Acquisisce in quegli anni i due maggiori alberghi del Lido (l’Excelsior e il Des Bains), il lungomare che li collega e il Forte di Malamocco.
Quest’ultimo, realizzato dagli austriaci alla metà del xIX secolo, è tu-telato da vincoli monumentali e paesaggistici. Il Piano d‘area della Laguna (Palav, efficace ai sensi della legge Galasso) stabilisce che «sono consentiti esclusivamente interventi di manutenzione e re-stauro e devono essere mantenuti i caratteri significativi del contesto storico-paesistico connesso». EstCapital chiede l’approvazione di un progetto che prevede la realizzazione di 32 ville, ciascuna dotata di garage, un albergo, piscina e altre attrezzature turistiche. Mossetto supera le iniziali resistenze della sovrintendente ai beni architettonici e paesaggistici di Venezia. Come informa la stampa la sovrintendente Renata Codello dice si all’intervento, il quale rientra così nel “pacchetto” di quelli sottoposti alla sola valutazione derogatoria della Conferenza di servizi, «Grazie ai poteri in deroga affidati al commis-sario di governo per il Palacinema Vincenzo Spaziante, si spazia ora in altre direzioni nell’autorizzare progetti sull’isola»
Le associazioni ambientalistiche protestano sottolineando come
«verrebbero occupati, complessivamente, oltre 20mila mq di un sito tutelato sacrificando i depositi di munizioni, la casamatta, la vecchia cisterna, la cappella e, temiamo, anche nu-merose specie arboree di pregio paesaggistico come olmi, lecci, gelsi bianchi e pioppi ne-ri. Il progetto è stato purtroppo approvato, di massima, nell’ambito di una Conferenza di Servizi, con (incredibilmente) l’autorizzazione anche della stessa Soprintendenza competen-te. Tale Conferenza si Servizi avrebbe il potere (altro incredibilmente) di superare il voto della Commissione per la Salvaguardia, istituita ai sensi della Legge Speciale di Venezia, che ha chiesto invano il proprio coinvolgimento, in quanto la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha attribuito al Commissario straordinario Vincenzo Spaziante (Protezione Civile), nominato per la realizzazione del nuovo Palazzo del Cinema, anche il potere (ugualmente incredibile) di realizzare vari interventi per la “valorizzazione” del Lido»
Nel maggio 2009 il Commissario era arrivato a Venezia. All’indomani del suo arrivo Gianfranco Mossetto rendeva esplicito il suo disegno. Scrive la Nuova Venezia, sintetizzando un’intervista:
«Rifare interamente la viabilità del Lido, valorizzando anche sotto il profilo turistico, in cam-bio del via libera alle ristrutturazioni di Excelsior e Des Bains, ma anche alla realizzazione degli altri interventi previsti sull’isola dall’Estcapital di Gianfranco Mossetto, che si candida anche a gestire il polo congressuale legato al nuovo Palacinema e conferma l’interesse a partecipare alla gara per l’acquisto dell’area dell’ex Ospedale al Mare. E’ questo lo scambio con il Comune e le altre autorità messo sul tappeto dall’economista già assessore al Turismo e alla Cultura e che l’estensione dei poteri al commissario di governo Vincenzo Spaziante potrebbe ulteriormente accelerare» .
Oltre alle proprietà già acquisite Mossetto s’impegna a rifare tutta la viabilità della parte più prestigiosa del Lido, a riorganizzare gli stabi-limenti balneari e, naturalmente, a partecipare all’operazioni immobi-liare e gestionale del Nuovo palazzo del cinema e dei congressi e dell’ex Ospedale al mare.
Commenta il direttore generale della Ulss12: «il progetto di Mossetto e di EstCapital per il Lido mi sembra intelligente e interessante in un’ottica di capitalismo turistico, con aspetti anche di interesse pub-blico, ma segna la resa completa del Comune, che affida il futuro dell’isola ai privati» .
Il pacchetto di progetti d’interesse della EstCapital e del commissario straordinario viene discusso alla conferenza di servizi alla fine del settembre 2009. Essa approva tutto: gli alberghi Des Bains ed Excel-sior, il Forte Malamocco, nonché i criteri generali del bando di gara per l’assegnazione del complesso dell’ex Ospedale al mare.
Il Commissario straordinario, anche in nome e per conto del Comune, pubblica il 5 ottobre 2009 il bando di gara al quale, entro il termine del 16 novembre (poi prorogato di una settimana), gli interessati so-no invitati a presentare le offerte. Alla scadenza è presente la sola offerta, quella della cordata costituita da EstCapital, Mantovani corre-data da tutti i documenti richiesti, compresi i progetti preliminari. Questi vengono esaminati e approvati dalla Conferenza di servizi e di conseguenza nel dicembre 2009 Spaziante, in quanto commissario straordinario e in quanto rappresentante («per conto») del Comune, e il dott. Federico Tosato, vicepresidente della EstCapital, firmano la “promessa di vendita” mediante la quale il compendio dell’ex ospe-dale al mare diventerà di proprietà di EstCapital.
L’appetito vien mangiando. Da poco è stato firmato l’accordo ed ecco la prima grana: il nodo della Favorita.
«La cosiddetta Area 2 del progetto dell’area dell’ex Ospedale al Mare si stende per circa 19 mila metri quadrati e comprende verde pubblico e attrezzature sportive (campi da tennis e da calcio, strutture del Cral) comprese tra via Marco Polo e via dell’Ospizio Marino. La deli-bera già votata nel settembre del 2008 dal Consiglio comunale per il Parco della Favorita, all’interno dell’accordo di programma per la riqualificazione del Lido prevedeva per gli oltre 13 mila metri quadrati dell’area la destinazione a «verde sportivo» e un’altezza massima per due edifici da recuperare, tra i 10 e 12 metri. Ma la Favorita è entrata invece successiva-mente nella piena disponibilità edificatoria di EstCapital per ospitare tre torri e una trentina di ville, aumentando notevolmente le volumetrie iniziali» .
Tenta la mediazione il nuovo sindaco Giorgio Orsoni (che in campagna eletto-rale si era dichiarato contro la prassi dei commissari straordinari) e ottiene qualcosina. Del resto, anche l’Ente per la sicurezza del volo - vista la vicinanza con l’aeroporto Nicelli - ha chiesto una limitazione delle altezze degli edifici. Si deve rinviare la stipula del rogito tra Comune e EstCapital. Questa chiede di re-cuperare altrove ciò che deve cedere alla Favorita: il Comune dia via libera ad un eventuale abbattimento del Monoblocco (l’unico elemento ospedaliero che si era deciso di mantenere) e consenta la realizzazione di una darsena a San Ni-colò.
Ma ecco un’altra grana: si scopre che nell’area dell’ex ospedale c’è un giacimento di rifiuti tossici.
«Si è scoperto che l’ospedale è più inquinato di Marghera, dice un addetto ai lavori. Costi della bonifica, circa 10 milioni che le imprese non intendono pagare. Se non pagano, il rogito slitta e si blocca tutto. Il Comune non può incassare i soldi per il Palazzo del Cinema e i 40 milioni di euro che ha già messo in bilancio. Dunque, si chiude per bancarotta e arriva il commissario. Una situazione drammatica. Chi ha venduto un terreno senza farci le analisi? Chi lo ha acquistato senza sincerarsi che fosse a posto? E, ancora: chi ha messo in piedi un progetto da centinaia di milioni di euro senza le garanzie appropriate? Materia di inchieste e approfondimenti futuri» .
Aspettando che qualcuno apra un’inchiesta EstCapital rilancia l’amo, e il Co-mune abbocca: agli operatori sarà concesso anche di realizzare una grande darsena e di utilizzare il presidio sanitario rimasto, nonostante le assicurazioni proclmate dal sindaco Cacciari pochi mesi prima:
«La situazione si sblocca, dicono in sostanza le imprese, se arriva il via libera ai due “progetti aggiuntivi”. La grande darsena in mare, attaccata al molo sud del Lido, davanti alla spiaggia libera di San Nicolò. Occorre scavare e realizzare un porticciolo. Un grande business. Che an-drebbe unito al “cambio d’uso” del Monoblocco. Il Comune aveva rassicurato i comitati che quell’edificio sarebbe rimasto a uso sanitario. Ma nel mezzo di nuova residenza, hotel, piscine un centro sanitario potrebbe stonare. Meglio spostarlo altrove e trasformare anche il Mono-blocco in appartamenti per turisti. Secondo business» .
L’affare s’ingrossa
Proseguono le proteste del coordinamento delle associazioni e dei comitati del Lido. Redigono un elenco in stile Saviano-Fazio, ispirato ai valori di «legalità, democrazia, rispetto delle regole e salvaguardia del proprio territorio».
L’elenco, presentato il 1 dicembre 2010 nella sede della Municipalità, alla presenza del Sindaco e del Commissario, è un volantino in cui si elencano i costi e i benefici dell’operazione Ospedale al Mare-Palazzo del Cinema:
«130 piante d’alto fusto già abbattute nel parco vincolato dell’ex Casinò; la svendita delle aree dell’Ospedale al Mare, l’abbattimento del Monoblocco, il cui restauro era costato 5,6 mi-lioni di euro; la perdita della piscina per talassoterapia, della radiologia, del day surgery; la cementificazione della Favorita; l’aumento esponenziale nel traffico e dei nuovi edifici nell’isola; la distruzione di una parte dell’area Sic della spiaggia di San Nicolò con la realizza-zione di una megadarsena privata da 1750 posti. E infine la limitazione della volontà popo-lare, espressa con oltre 8 mila firme».
Quali i benefici?
«Una sala cinematografica da 2500 posti, la cui utilità per il rilancio della Mostra del Cinema è stata pubblicamente messa in dubbio anche da addetti ai lavori, tra cui il docente Adriano Donaggio, per anni capo Ufficio stampa della Biennale, e il rettore del’Iuav Amerigo Restucci, del Cda Biennale».
A questo bilancio, del tutto negativo, dovrebbero seguire decisioni drastiche. E il coordinamento dei comitati e delle associazioni chiede il ritiro del bando di gara per la vendita dell’Ospedale, la conferma della presenza delle funzioni sanitarie al Monoblocco e la tutela dell’ambiente del Lido. E le dimissioni del commissario straordinario Vincenzo Spaziante per «palese inadempienza del mandato: del nuo-vo palazzo del Cinema che doveva essere pronto nel marzo 2011 ed invece ad oggi c’è solo una grande fosso».
Mentre la Giunta Orsoni si affanna a chiudere la trattativa per poter incassare qualcosa dal mercimonio che è stato fatto dalla Giunta Cac-ciari (e che, in omaggio alla continuità amministrativa e politica, e ai soldi, non ha voluto tentar di cancellare) ecco che qualcun altro prova ad approfittare dello strumento messo in opera per aggirare regole, istituzioni, trasparenza e democrazia: il Commissario straordinario. Non c’entra affatto con la trasformazione dell’Ospedale al mare e con la realizzazione del Nuovo palazzo del cinema, ma è un tassello (in-sieme alle proprietà della società di Mossetto: agli alberghi Excelsior e Des Bains, la strada lungomare, il Forte Malamocco) del progetto im-mobiliarista che qualcuno ha disegnato per il Lido di Venezia: anche i proprietari del Parco delle Rose, un vasto complesso immobiliare nella parte centrale del Lido, vogliono che, in deroga ai piani comunali, la loro succulenta proprietà venga trattata dalla Conferenza di servizi gestita dal Commissario.
Si tratta di una vasta area lungo il Gran Viale, oggi occupata da una grande area verde dove insistno una pizzeria e una sala Giochi circa 4 mila metri cubi di edifici. Secondo la stampa locale «i vecchi edifici saranno tutti demoliti, gli alberi di alto fusto tagliati perché ritenuti di scarso pregio e in parte malati. La cubatura sarà quasi sestuplicata». L’intenzione dei progettisti e del promotore immobiliare è quello di «costruire una sorta di “magnete urbano” che oggi al Lido manca, al posto del “vuoto urbano” rappresentato dall’area nello stato attuale. I grandi tetti sporgenti avranno la funzione di calamitare appunto l’attenzione di chi sbarca a Santa Maria Elisabetta, la costruzione a H con i due grandi fabbricati e la torre centrale quella di permettere comunque il passaggio e la fruizione pubblica». Una «scommessa» secondo il proprietario. «Una speculazione immobiliare secondo i co-mitati che chiedono quale sarà il vantaggio dell’isola derivante da questa operazione» .
L’anno si chiude con un’operazione in extremis. La gara pubblica è andata de-serta. Il contratto viene stipulato con negoziazione privata, preceduto dall’approvazione di tutti i progetti (è rinviato solo il Parco delle rose) da parte della conferenza di servizi: atto di garanzia per l’acquirente cui la stipula del ro-gito era subordinata. Voci trionfanti raccontano che così “si è salvato il bilancio comunale”: si potrà procedere all’inutile spesa del Nuovo palazzo del cinema.
Il rettore dell’Iuav, Amerigo Restucci, era da tempo esplicitamente critico delle iniziative lidensi. Come membro del consiglio d’amministrazione della Biennale aveva a suo tempo sostenuto che il megaprogetto del Nuovo palazzo del cine-ma e dei congressi era inutile, che con una spesa molto minore era possibile utilizzare gli edifici esistenti . Ma tant’è: quando dietro la grandeur dell’immagine ci sono grandi affari l’ innovazione è irresistibile. Per realizzare un’opera inutile si promuove il degrado dell’ ambiente lidense e si calpesta la democrazia. É pieno d’amarezza l’augurio di capodanno di Restucci:
«Purtroppo dalle notizie che appaiono sulla stampa odierna a proposito del completo stravol-gimento di una delle zone più interessanti, oltre che cariche di valori storici e ambientali co-me il Lido di Venezia, scaturisce un senso di amarezza e di sfiducia in un futuro segnato da regole e rispettoso di quanto a tutt’oggi, a fatica, si è salvaguardato» .
Il Lido nel progetto per Venezia
una conclusione
Il Lido è solo un tassello in un progetto territoriale e sociale che inte-ressa l’intero territorio comunale. Le tracce di questo progetto affon-dano in decenni passati: più precisamente, nei lontani anni Ottanta del secolo scorso, quando uno dei più lucidi protagonisti della vita po-litica veneziana, l’intramontato Gianni De Michelis, lanciò la sua pro-posta di realizzare a Venezia l’Esposizione universale del 2000. Il pro-getto fu bloccato. Non esistevano allora i comitati, le associazioni avevano forse meno peso, ma la società civile era più reattiva e la politica più responsabile. Alcuni elementi di quel progetto li ritroviamo oggi, come ne ritroviamo l’anima.
Questa è indubbiamente nell’intreccio cultura-turismo. Una cultura, più precisamente, intesa come tema, od occasione, di grandi eventi che richiamassero cospicue quantità di visitatori avvalendosi dell’ elevate qualità, e della universale rinomanza, della città serenissima: anzi, sfruttandole a piene mani. Componenti importanti di quel pro-getto erano l’utilizzazione espositiva (cioè del versante mercantile della cultura) dell’Arsenale e la trasformazione dell’area di Tessera, tra l’aeroporto e la Laguna come “magnete” capace di animare, cata-lizzare, connettere i grandi flussi che provenivano (e sempre più co-piosi sarebbero provenuti) dal mondo con la città sgorica (e lì, in una prospettiva non tanto lontana, il suo Lido).
L’Arsenale era in mano pubblica, le aree di Tessera no (e neppure gran parte di quelle del Lido). Non a caso quindi l’area di Tessera è rimasta nel gioco, ha acquistato un peso crescente, ha provocato un consistente mercato di aree agricole, ed è stata alla fine benedetta da un accordo pubblico-privato assolutamente bipartisan: l’accordo sti-pulato tra Galan, presidente berlusconiano della Regione, Cacciari, sindaco di centrosinistra della città, e il proprietario della società ae-roportuale. L’accordo ha dato luogo a una variante di PRG surrettizia, rimasta a giacere tra comune e regione per quattro anni, in attesa che si raggiugesse l’accordo patrimoniale e fiunzionale.
Ai tempi della proposta demichelisiana dell’Expo la connessione infra-strutturale tra Tessera a l’Arsenale non era ancora definita, né, a maggior ragione, quella per il Lido. Ma ecco che negli anni Novanta, con un rigurgito di ottocentesco slancio tecnologico, un gruppo pro-motore propone la realizzazione di una metropolitana, infilata sotto la Laguna, diretta prima a raggiungere la città storica e poi, in progress, il Lido.
Il disegno non è ancora completo. Per renderlo ancora più accatti-vante per gli “investitori” (cioè per i gruppo che, grazie ai decisori pubblici, vede aumentare da cento a mille il valore dei terreni acqui-stati) qualcuno decide che la grande infrastruttura ferroviaria che collegherà Lisbona a Kiev nel tratto italiano deve toccare Tessera. Non tutti sono d’accordo. Tra i critici qualche rappresentante della Regione, adesso divenuta leghista, che vorrebbe che la TAV toccasse anche qualche altra località…balneare. Comunque, come scrive un esperto, allo stato degli atti
«delle tre alternative di tracciato - affiancamento alla linea storica, il cosiddetto quadruplica-mento, unanimemente scartato; l'affiancamento alla A4, la soluzione ideale da Torino a Ve-rona per compattare il corridoio infrastrutturale - la scelta cade invece sulle terre basse e molli delle bonifiche orientali. Soluzione più lunga, più lenta e più costosa» .
Molte altre tessere compongono il mosaico che minaccia di stringere Venezia sempre più in un cappio di cemento, ferro e asfalto, gover-nato dagli affari. Bisognerà raccontarlo e denunciarlo in tutti i suoi aspetti. Alcuni già abbastanza noti all’opinione pubblica veneziana e nazionale (come il MoSE, il degrado pubblicitario dei monumenti, la dismissione dell’edilizia pubblica), altri meno. La discussione del Piano di assetto territoriale consentirà di valutare in un unico quadro tutto ciò che si prepara. Ma la vicenda del Lido, se da un lato rivela la per-vasività e la forza dei poteri che spingono a trasformare la cultura in cemento, dimostra anche che a queste trasformazioni possono con-trastare solo se cresce la protesta che parte dalle condizioni di vita determinate da quelle trasformazioni. E questa può crescere se – ol-tre a rendere sempre più ampia la consapevolezza delle conseguenze delle scete territoriali – si saprà dimostrare che un altro Lido, e un’altra Venezia, sono possibili.
Venezia, 7 gennaio 2011