martedì 3 agosto 2010

APPELLO AI LIDENSI

Vorrei inviare attraverso queste righe l’ultimo appello ai Lidensi, a tutti quelli che quando si cerca di coinvolgerli per fermare l’operazione “mani sulla città” ripetono: “tanto i fa queo che i vol”, a quelli che brontolano, protestano  ma che non muovono un dito affinché le sorti del Lido vengano restituite alla competenza locale e non al “commissariamento romano” a quei lettori delle lettere  di questo giornale che, mi dicono, sperano di trovarne una  mia, che danno solidarietà ma si sentono impotenti. Sono stanco di sentirmi dire “Bravi, continuate così” l
a mia risposta è “Bravi dovete essere voi, siete la maggioranza silenziosa, ma troppo silenziosa”. Adesso siamo al traguardo, sono passati tutti i provvedimenti, stanno per scattare tutte quelle operazioni che abbiamo deplorato, alla solita lista: Parco della Favorita, Parco delle Rose, Forte di Malamocco, Via Pividor  ecc. ecc. adesso c’è anche il Monoblocco, l’unico superstite salvato finora dalle grinfie di chi ne vuole l’abbattimento.   I costruttori hanno avuto il via libera alla faccia di tutti i vincoli artistici e ambientali e sono pronti con le loro betoniere, le loro gru, i loro camion a rimorchio di materiale (accatastato nelle zone verdi rubate al Lido: Via Selva, Ponte della Morte a Malamocco) per dare il via alla cementificazione del Lido. Le loro parole d’ordine sono: Torri, Condomini, Alberghi, Supermercati, Garages sotterranei. Ma il Lido  ha bisogno di tutto questo ?  Il Lido per prima cosa ha bisogno di una “sanità” efficiente. Malgrado ancora qualche problema, sembrava che  qualcosa cominciasse a funzionare: piscina, pronto soccorso, ambulatori, ma ora si rimette in discussione tutto!   E poi quanti altri alberi verranno ancora tagliati ? Che fine faranno i campetti di calcio di tennis di bocce e il verde dei nostri ultimi parchi ? Per quanti anni andranno avanti i lavori (vedi Palacinema) ? Sul Lido passerà Attila e i cittadini resteranno a guardare ? Quante domande restano in sospeso e attendono una risposta dai cittadini.  Questo è l’ultimo appello, non da Radio Varsavia, ma da chi ancora lotta contro questa devastazione.