sabato 29 ottobre 2011

Andrea Zanzotto da una intervista a La Stampa del 10 ottobre 2011

«La mia non è una battaglia antimoderna ma un fatto di identità e civiltà.
La marcia di autodistruzione del nostro favoloso mondo veneto ricco di arte e di memorie è arrivata ad alterare la consistenza stessa della terra che ci sta sotto i piedi.
I boschi, i cieli, la campagna sono stati la mia ispirazione poetica fin dall’infanzia.
Ne ho sempre ricevuto una forza di bellezza e tranquillità. Ecco perché la distruzione del paesaggio è per me un lutto terribile.
Bisogna indignarsi e fermare lo scempio che vede ogni area verde rimasta come un’area da edificare».